Questo progetto è nato dalla richiesta di alcuni genitori di bambini sottoposti a cure mediche invasive quali chemioterapia o radioterapia e che mostravano serie difficoltà al reinserimento.
L’ospedalizzazione e le esperienze associate alla malattia fisica come l’allontanamento da scuola e dagli amici, il dolore fisico, la perdita dei capelli a seguito della chemioterapia, a volte la disabilità di una parte del corpo, sono emotivamente e fisicamente difficili da gestire per un bambino o un adolescente.
Il bisogno quindi di un supporto da parte delle famiglie ha dato vita alla creazione di laboratori di arteterapia, un aiuto al reinserimento scolastico e al recupero di un positivo senso del sé.
In un laboratorio di arte terapia l’uso dei materiali artistici facilita l’espressione di sé, vengono proposte matite colorate, pennarelli, materiali liquidi come le tempere, gli acrilici, gli acquerelli oppure si lavora l’argilla, si fanno fotografie e si compongono collage, ogni partecipante fa esperienza dei materiali chi più lo attraggono.
Non viene proposto un tema specifico, ma ognuno segue un proprio percorso, in cui spesso l’amicizia con gli altri partecipanti aiuta in modo fondamentale.
La creazione di manufatti migliora il senso del valore personale, rinnova il principio del piacere di usare l’arte fine a sé stessa, così come la fantasia e l’amicizia tra Marco e Matteo ha permesso la creazione del racconto ” Il sogno che salvò i bambini”.
La Musicoterapia è una disciplina, praticata da un musicoterapista professionista, che utilizza il suono, gli strumenti musicali e il movimento per provocare una trasformazione, un’evoluzione, una crescita nell’individuo che ne è coinvolto.
Per il bambino il gioco rappresenta la maniera più autentica di rapportarsi con la realtà, di sperimentarla e mettersi alla prova. Nel gioco il bambino entra in uno stato di “meditazione” in cui simula le dinamiche della vita reale e proprio il gioco sarà la chiave di volta per avvicinare al bambino il linguaggio sonoro musicale e gli strumenti musicali, giocando.
Di gioco in gioco si maneggeranno sonagli, tamburi e oggetti sonori interessanti, si sperimenterà insieme ai compagni per avere la possibilità di condividere insieme le scoperte sonoro musicali.
In questa prima fase, ludico espressiva, si lavora per creare un ambiente distensivo e creativo dove i bambini potranno sentirsi liberi di sperimentare ed esprimere le proprie emozioni giocando, suonando, divertendosi.
L’ intervento è di tipo riabilitativo/terapeutico:
Inoltre saranno rafforzate le competenze comunicativo-relazionali, migliorate la percezione di sé e del mondo, auspicando un miglioramento della qualità di vita.
ABEO organizza corsi gratuiti rivolti ai piccoli pazienti in cura presso il Reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Donna Bambino di Verona, utili a rielaborare l’esperienza di ospedalizzazione, a diminuire le tensioni emotive e a regalare loro momenti di serenità e normalità.
La malattia nell’infanzia e le conseguenti terapie associate sono dolorose sia emotivamente che fisicamente per i bambini e le loro famiglie.
La paura, l’angoscia, il disagio provati possono condurre questi pazienti ad avere un impatto negativo nei confronti dell’ambiente che li circonda e presentare conseguentemente a ciò sintomi di depressione, ansia e stress post-traumatico.
La condizione di “malato” incide non solo sul paziente stesso ma anche sulla famiglia, in particolar modo sui fratelli “sani”, i quali corrono un rischio maggiore di vedere proiettati su di sè il dolore, l’angoscia e lo stress della situazione.
Le arti marziali costituiscono una terapia che può ridurre queste sintomatologie sia nei bambini affetti da patologie oncologiche che nei loro fratelli esenti da esse.
Da studi effettuati si è scoperto che una lezione di 1 ora di karatè riduce l’ansia e lo stress emotivo nei bambini e che il 96% di essi raccomanderebbe quest’attività ad altri bambini[1].
Le terapie basate sulle arti marziali possono essere quindi utili per ridurre lo stress emotivo tra i bambini con condizioni di salute precarie e i loro fratelli.
Nell’ottica di questa situazione sia clinica che emotiva, ABEO ha ritenuto utile organizzare delle lezioni di karatè, tenute da maestri di arti marziali, con formazione decennale, per i suoi assistiti e per i loro fratelli. Queste lezioni hanno come oggetto le seguenti attività:
All’interno delle lezioni verrà affrontato lo studio di alcuni degli elementi che costituiscono la disciplina in modo semplice e adatto ai bambini, non sono previste tecniche di contatto e ogni azione si svolge in completa sicurezza.
Il lavoro viene strutturato in esercizi singoli, di coppia o di gruppo in modo da sviluppare la collaborazione, la coordinazione e la disciplina negli allievi, vengono inoltre fornite alcune nozioni storiche riguardanti l’origine del Karaté, la sua storia e la sua terminologia, sempre in chiave adatta ai più piccoli.
I momenti di gioco sono intesi al fine di completare il riscaldamento muscolare in modo collettivo e
divertente.
Lo studio del Karaté Goju-ryu di Okinawa, una disciplina con profonde radici nel passato ma tuttora
moderna, non si incentra sulla violenza bensì sulla ricerca continua della pace e del non conflitto. Attraverso le tecniche e gli insegnamenti si vuole condurre i bambini verso una maggiore consapevolezza di sé stessi, aumentando in loro autostima e forza interiore.
La pratica e la disciplina insite nel Karaté sono, in giovanissima età, degli ottimi strumenti anche per il divertimento e l’aggregazione tra compagni di pratica, cosa che nel caso di pazienti oncologici viene a mancare, persistendo la necessità di un “isolamento” sociale, causato dalle condizioni di salute, e di un risultante “confinamento” in ospedale.
La tipologia di esercizio praticato nel Karatè è inoltre un utile strumento che aiuta a rafforzare il fisico oltre la mente: attraverso esercizi di coordinazione e controllo motorio si favoriscono il miglioramento di competenze fisiche, quali l’equilibrio, la postura e la capacità muscolare.
[1] “Martial Arts-Based Therapy Reduces Pain and Distress Among Children with Chronic Health Conditions and Their Siblings”